Grazie per aver accettato il nostro invito a questa intervista. Iniziamo con la classica domanda: come nasce il tuo nickname?
È nato in modo molto semplice: volevo un nome che suonasse personale e diretto. “Call me” richiama l’idea di contatto immediato — come se bussassi alla porta e dicessi “chiamami, sono qui” — mentre “Vittoria” è il mio nome d’arte e rappresenta anche un’idea di conquista e autodeterminazione. Mi piace il doppio senso legato alle live e alle call, perché racconta il mio lavoro senza giri di parole. È breve, internazionale e facile da ricordare, perfetto per essere riconoscibile su tutte le piattaforme. Con il tempo è diventato un vero brand: quando leggi “Callmevittoria” sai già cosa aspettarti in termini di stile e qualità.
Come hai scoperto BakecaSocial e cosa ti ha spinto ad aprire un profilo?
L’ho scoperto tramite passaparola tra creator e qualche post su Instagram: mi incuriosiva l’idea di una piattaforma italiana e più “privacy-first”. Mi ha convinta soprattutto il controllo che ho su prezzi, calendario e pacchetti — e strumenti come contenuti a pagamento, liveshow e marketplace che posso integrare in una sola vetrina. Ho trovato l’onboarding veloce e il supporto molto reattivo, che per chi lavora ogni giorno fa la differenza. Inoltre posso spostare il pubblico dai social e dai siti cam verso un hub mio, senza perdere dati o relazione. In sintesi: più autonomia, più tutela e una community attenta alla qualità.
Cosa ti piace su BakecaSocial rispetto ad altre piattaforme?
Mi piace il controllo “da creator”: posso impostare prezzi, pacchetti e disponibilità senza giri complicati, e gestire in un’unica vetrina contenuti a pagamento, richieste custom, mance, crowdfunding e liveshow. Lato privacy mi sento più tutelata: posso lavorare con pseudonimo, scegliere cosa mostrare e c’è grande attenzione alla moderazione e alla sicurezza dei contenuti (anche con watermark automatico sulle immagini). La community è più mirata e rispettosa, quindi il traffico è meno dispersivo e le conversioni sono migliori. In più, il supporto è rapido e “umano”: quando ho un dubbio, qualcuno mi risponde davvero — e per chi crea ogni giorno fa la differenza.
Qual è il tipo di contenuto che ti piace di più creare?
Amo i contenuti POV: fanno sentire chi guarda “accanto a me” e rendono tutto più autentico. Li alterno a set curati in studio, con luci e piccoli storytelling, perché l’estetica per me è parte del piacere. Nei liveshow cerco sempre interazione e complicità, anche con roleplay leggeri che restano eleganti. I contenuti custom sono i più gratificanti: trasformo una richiesta in qualcosa di personale e di qualità. Tecnicamente lavoro spesso con doppia ripresa (camera fissa + POV) per un risultato immersivo. E mantengo sempre la mascherina: è il mio tratto distintivo e tutela la privacy.
C’è una tipologia di cliente che ti diverte o stimola particolarmente?
Mi divertono i clienti curiosi e rispettosi, quelli che arrivano con un’idea chiara ma sono aperti a giocare insieme sul concept. Amo chi apprezza i dettagli di produzione (luci, inquadrature, storytelling) e mi lascia costruire qualcosa su misura invece di chiedere “il solito”. I roleplay funzionano benissimo quando c’è comunicazione sui confini: più il brief è preciso, più riesco a essere creativa. Mi stimolano molto anche i “regulars” che danno feedback dopo ogni contenuto: si crea un linguaggio comune e le richieste diventano sempre più centrate. In generale, educazione e fantasia sono la combo perfetta.
Se dovessi descriverti in tre parole… quali sceglieresti?
Determinata, elegante, complice. Determinata perché lavoro con obiettivi chiari e una routine produttiva che non lascia spazio all’improvvisazione. Elegante perché curo luci, inquadrature e mood: sensualità sì, ma sempre con gusto. Complice perché mi piace creare intesa con chi mi segue, ascoltare i desideri e trasformarli in esperienze su misura.
Cosa fai quando non sei online? Quali sono i tuoi interessi fuori dal mondo adult?
Quando sono offline mi dedico a me stessa: allenamento funzionale e pilates per restare in forma e scaricare la mente. Amo la fotografia e la post-produzione: provo luci, lenti e set minimal per migliorare l’estetica dei miei video. Leggo molto di psicologia della comunicazione e marketing digitale — mi aiuta a capire come raccontare meglio ciò che faccio — e tengo d’occhio i temi di privacy online. In cucina mi rilasso: pasta fatta in casa o qualche esperimento asian-fusion per amici. Appena posso viaggio per city-break tra musei e architettura, ma appena vedo il mare mi sento subito “a casa".
Ti è mai capitato di ricevere una proposta assurda da un fan?
Sì, succede! Una volta mi hanno proposto un “face reveal” con un assegno in bianco — ovviamente ho rifiutato: la mascherina è parte di me e la privacy non si negozia. Un altro fan voleva comprare la sedia dello studio “per avere un pezzo della mia energia”, e qualcuno ha chiesto un live alle 5 del mattino con scaletta e luci da videoclip. Io ascolto tutto con curiosità, ma accetto solo ciò che è sicuro, legale e dentro i miei confini. Quando dico no, propongo alternative creative: di solito si trasforma l’idea folle in qualcosa di divertente e sostenibile per entrambi.
Se potessi scegliere un'ambientazione per girare un contenuto hot, dove sarebbe?
Un attico vista mare al tramonto: vetrate a tutta parete, tende leggere e luce calda che disegna le silhouette. Mi piace l’idea di passare dall’interno alla terrazza, con il vento che muove i capelli e un sound design morbido. Girerei con doppia ripresa (camera fissa + POV) per alternare eleganza e coinvolgimento, mantenendo sempre la mia mascherina. In alternativa, un loft industriale con qualche accento neon: pulito, grafico, con tanta aria e linee nette.
C’è una fantasia che non hai ancora realizzato… ma che vorresti tanto provare?
Direi una scena “noir” con trama da piccolo heist in un boutique hotel di notte: luci basse, riflessi sul vetro, città sullo sfondo. Mi piacerebbe un gioco di seduzione a tre — io, il mio partner e un’altra donna — elegante e complice, con ruoli chiari e coreografia lenta. Alternerei POV e camera fissa, curando sound design e dettagli di mani, sguardi, respiri: più suggestione che esplicito. Il mood sarebbe “slow burn”: attesa, avvicinamenti, piccole provocazioni, senza fretta. Ovviamente restano centrali consenso, sicurezza e la mia mascherina: la privacy non la tolgo nemmeno nella fantasia.
Cosa ti fa eccitare davvero, nella vita e nel lavoro?
Mi eccita la complicità: quel momento in cui capisci che dall’altra parte c’è ascolto, desiderio e rispetto dei confini. Amo l’attesa e i dettagli — uno sguardo che tiene, una richiesta sussurrata bene, una mano che guida senza forzare. Nel lavoro mi accende la cura: luci giuste, ritmo, piccoli plot che costruiscono tensione e fanno sentire la scena “vera”. Mi stimola chi sa dare feedback e co-creare: quando il brief è chiaro, posso osare e alzare la qualità. In generale, eleganza e sicurezza sono la mia scintilla: più c’è fiducia, più la fantasia può correre.
Come vivi il rapporto con la tua sensualità nella vita quotidiana?
Per me la sensualità è un’attitudine, non un costume: sta nei gesti lenti, nella postura e in come mi prendo cura di me. La coltivo con piccoli rituali quotidiani — allenamento, pelle curata, un profumo discreto, musica in casa — che mi tengono centrata. Anche l’abbigliamento è un linguaggio: scelgo capi semplici che accennano senza svelare, perché il non detto vale più dell’evidente. Distinguo sempre tra spazio privato e pubblico: rispetto i miei confini e pretendo lo stesso dagli altri. Questa coerenza mi aiuta anche nel lavoro: quando mi sento sicura e allineata, la sensualità scorre naturale e si vede in camera.
Cosa rispondi a chi giudica il tuo lavoro senza conoscerlo?
Direi che giudicare senza conoscere è facile; capire richiede tempo. Il mio è un lavoro vero: ci sono pianificazione, luci, audio, post-produzione, contratti, fiscalità e soprattutto consenso e confini chiari. Non vendo “me stessa”, ma contenuti creati con cura, dove professionalità e sicurezza vengono prima di tutto. So che non è per tutti, e va bene così: non chiedo approvazione, chiedo rispetto. Se qualcuno è curioso, preferisco una domanda onesta a un pregiudizio rapido: spesso basta ascoltare per vedere le cose da un’altra prospettiva.
Hai dei consigli per chi vuole iniziare come creator?
Prima di tutto scegli una nicchia e definisci i tuoi confini: cosa fai, cosa non fai, e a quali condizioni — scrivilo chiaro nelle policy del profilo. Proteggi la privacy: usa pseudonimo, separa identità e conti, applica watermark e cura i permessi/consensi (sempre per iscritto) se coinvolgi altre persone. Investi in qualità essenziale: luci morbide, audio pulito, inquadrature stabili; meglio meno contenuti ma curati. Crea pacchetti e listini semplici (base, premium, custom) e un funnel dai social: anteprime gratuite → contenuti a pagamento → custom/liveshow. Organizzati con calendario editoriale e risposte template per le richieste; misura cosa converte e iteraci sopra.
Dove ti immagini tra qualche anno? BakecaSocial farà ancora parte della tua vita?
Continuerò a diversificare tra video on-demand, custom e live, magari con progetti tematici girati in location particolari. E sì, BakecaSocial resterà il mio hub: è la casa dove centralizzo community, offerte e live in modo sicuro e trasparente. In sintesi, meno dispersione e più qualità — con una relazione ancora più diretta con chi mi segue.
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