Caso gruppo Facebook "Mia Moglie" e chiusura di "phica.eu": cosa è successo e perché BakecaSocial si

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Indagine completa sui casi “Mia Moglie” e “phica.eu”. Rischi legali, cronologia, cosa fare se sei vittima e perché su BakecaSocial contano privacy, consenso e creator verificati.

Caso gruppo Facebook “Mia Moglie” e chiusura di “phica.eu”: cosa è successo e perché BakecaSocial si distingue!

Certe storie non esplodono all’improvviso: covano, si allargano, diventano abitudine. Poi, in un giorno qualunque, entrano nei notiziari e nelle chat, costringendoci a guardarle senza filtri. È accaduto con il gruppo Facebook “Mia Moglie” e con il forum “phica.eu”: due luoghi diversi, un identico meccanismo di fondo — l’idea che il corpo altrui, soprattutto quello femminile, sia materia disponibile. La chiusura del gruppo su Facebook e lo stop al forum hanno acceso una discussione che va oltre il caso specifico: riguarda l’ecosistema dei social, il peso degli algoritmi, la cultura del branco e il modo in cui l’indignazione pubblica arriva sempre dopo la ferita (cit. Reuters; cit. Associated Press).

Nel caso del gruppo “Mia Moglie” la traiettoria è quella tipica delle grandi piattaforme: una community che cresce a dismisura (si parla di circa trentaduemila iscritti), contenuti sempre più spinti, meccanismi di segnalazione che arrivano quando la diga è già saltata. Dopo giorni di denunce e migliaia di segnalazioni alla Postale, Meta ha chiuso il gruppo: una misura necessaria ma tardiva, perché nel frattempo copie, screenshot e canali paralleli avevano già preso il largo (cit. Wired; cit. RaiNews; cit. HuffPost).

“Phica”, invece, non è una fiammata: è un fossile vivente della rete. Per quasi vent’anni ha catalizzato e “sessualizzato” immagini di donne — comuni e note — con thread dedicati, fotomontaggi e deepfake, linguaggi di branco e una ritualità tossica che si reggeva sull’ovvio: “se è online, è nostro”. La chiusura annunciata a fine agosto dagli stessi amministratori, travolti dal clamore e dalle querele, ha avuto un valore simbolico fortissimo, amplificato dalla condanna pubblica della premier Giorgia Meloni e di esponenti trasversali: non è accettabile normalizzare l’umiliazione come intrattenimento (cit. Reuters; cit. Sky News).

Screenshot Wayback Machine della homepage del forum phica.eu (phica.net) all’URL phica.eu/forums: sezioni Regolamenti, Forum Generale, PhicaHelp, Racconti Erotici, Streaming — agosto 2025
Screenshot realizzato tramite web.archive.org, che consente di visualizzare lo stato passato del sito. L’home page del forum era raggiungibile, quando attiva, alla URL https://www.phica.eu/forums .

La domanda che molti si pongono è sempre la stessa: chi c’è dietro? Su “phica.eu” una ricostruzione OSINT molto dettagliata ha seguito tracce di domini, certificati SSL, policy e flussi economici. Dalla lettura emergono collegamenti solidi fra l’ecosistema Phica (incluse risorse come webcam.phica.net) e il perimetro che ruota attorno a RagazzeInVendita (ragazzeinvendita.com, noto come RIV) e alla piattaforma di affiliazione RIVcash: in più punti compaiono le stesse società “ponte” (B4 Web SL, Atelier Noire Ltd, Hydra Group EOOD) e, secondo i registri, lo stesso nominativo come socio/titolare di riferimento. In altri termini: le fonti indicano che il proprietario che figura nell’orbita di Phica coincide con quello che figura nell’orbita di RIV (cit. Open). È corretto aggiungere che lo stesso autore dell’indagine ha pubblicato un disclaimer invitando a non confondere i legami operativi e societari con una proprietà diretta dei domini: la collaborazione è documentata e durevole; l’equivalenza “proprietario = titolare del dominio” va maneggiata con cautela (cit. Open).

La cronaca, insomma, ci dice che non basta chiudere. I contenuti rimbalzano, si moltiplicano, si ricompongono su canali meno presidiati. Per questo l’analisi deve allargarsi dal “cosa” al “come”: come funzionano le soglie di intervento delle piattaforme? Quanto pesa l’engagement nel ritardare o accelerare una moderazione? E quanto è comodo, per gli editori del male, riciclare vecchie comunità in nuovi contenitori, sfruttando la memoria lunga dei motori di ricerca?

Sul terreno del diritto il perimetro è chiaro. In Italia la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza consenso è il reato previsto dall’art. 612-ter c.p., con pene severe e aggravanti quando l’abuso avviene con strumenti informatici; la querela va presentata entro sei mesi, con ipotesi in cui si procede d’ufficio (cit. Gazzetta Ufficiale). Per le grandi piattaforme europee il Digital Services Act definisce obblighi di notice action, valutazione dei rischi e mitigazione: non basta rimuovere in fretta, serve dimostrare di aver prevenuto, documentato e reso trasparente l’intero processo (cit. EUR-Lex).

Il lato umano resta il più duro. Le testimonianze delle donne coinvolte parlano di un doppio abuso: la pubblicazione e la persistenza. Chi ha visto un proprio scatto privato sradicato dal contesto sa che, anche quando una pagina scompare, la sua ombra continua a vivere: nelle cache, nei mirror, negli screenshot. È qui che la responsabilità degli operatori fa la differenza: prevenire è più faticoso che “spegnere un incendio”, ma è l’unica strada che non lascia cenere alle spalle (cit. Wired).

Noi, su BakecaSocial, questa scelta l’abbiamo fatta all’inizio e non l’abbiamo più rimessa in discussione. Abbiamo costruito un modello in cui il consenso viene prima del contenuto, la privacy prima del clic facile, la moderazione attiva prima del picco di traffico. Non è una posa di marketing, è un dispositivo operativo: procedure, filtri, controlli umani e un principio semplice — la comunità non è un posto dove si “tenta la sorte”. Lo raccontiamo con esempi pratici — dagli alias alla gestione delle tracce — in noi di BakecaSocial abbiamo affrontato l’argomento in questo articolo del blog, e abbiamo spiegato perché mettere la privacy al primo posto significa rinunciare, deliberatamente, a una parte di popolarità effimera: lo abbiamo argomentato qui.

C’è poi un secondo cardine: chi può pubblicare cosa. Su BakecaSocial non tutto è permesso a chiunque: alcuni contenuti sono riservati ai creator verificati, perché responsabilizzare chi pubblica è il primo argine agli abusi. È una barriera d’ingresso contro chi pensa di poter usare uno spazio sociale per colpire altre persone. Se vuoi capire come traduciamo questi principi in regole concrete, qui spieghiamo nel dettaglio i contenuti non ammessi.

Infine, la domanda operativa: cosa fare se scopri che le tue immagini sono online senza consenso? La risposta sta in tre verbi: documentare, segnalare, denunciare. Documentare vuol dire raccogliere prove complete (URL, data/ora, ID pagina, screenshot integrali). Segnalare significa usare gli strumenti ufficiali della piattaforma coinvolta. Denunciare vuol dire rivolgersi alla Polizia Postale e, se necessario, attivare procedure urgenti davanti al Garante Privacy. Non è un percorso facile né immediato, ma è un percorso — e non siete sole.

Se guardiamo con onestà a “Mia Moglie” e “phica.eu” la tentazione è cedere all’inerzia (“succederà sempre”) o al trionfalismo (“basta chiudere un link”). La verità, come spesso accade, sta nel lavoro quotidiano: regole chiare, strumenti efficaci, cultura del rispetto. È qui che, senza clamore, si colloca la differenza di BakecaSocial: meno rumore, più responsabilità. Chi vuole costruire una presenza sicura e sostenibile sa dove trovarci.

Commenti
ciao belli 10 ore fa

Mi piace guardare, ok, ma senza violare nessuna. Qui le regole sono chiare e la moderazione si sente.

 
 
Martina Borgonovo 14 ore fa

Da donna dico solo questo: pubblicare foto senza permesso non è uno scherzo, è mancanza di rispetto. Fine.

 
 
il miky 1 giorno fa

Parlo da cliente: niente è più sexy del consenso. BS ha fatto bene a mettere i paletti: meno caos, più qualità.

 
 
callmevittoria 1 giorno fa

Sono una creator su BS da molto tempo: qui decido io cosa mostrare e a chi, posso usare alias e coprire il volto quando serve. Una volta mi hanno segnalato un furto di contenuti: la moderazione ha risposto subito e mi ha spiegato passo passo come farli rimuovere anche altrove. Non è perfetto, ma il rispetto viene prima dei numeri — ed è per questo che resto qui

 
 
Marco81 1 giorno fa

Non serve essere santi per capire che “Mia Moglie” è spazzatura. Preferisco pagare su BS sapendo che rispetto e privacy vengono prima.

 
 
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